Rio Tibre em Roma tendo ao fundo a catedral de Pedro e do Papa Gosto de comentar nesse blog as coisas alvissareiras que passam pelos meus dias observados. Faço amanhã 62 anos e completa um ano que venho me expondo nestas páginas elétricas. Talvez tenha sido a melhor coisa que fiz, pois já passam de cinco mil as visitas aqui recebidas. Sinto-me como se recebesse em minha casa todos vocês meus leitores amigos. São, em média, mais de trinta visitas por dia.
Assim fecho os meus 62 anos com uma boa notícia: é que o livro do meu poeta e amigo Pedro Maciel, atravessou o atlântico, passou as colunas de Hércules, entrou pelo rio Tibre e aportou nas boas graças da Roma ocre de Murilo Mendes, que amava a Itália, que amava Pedro, que não queria mais ser Deus.
Dio era brasiliano
Scritto da Silvia Marianecci • 15 gennaio 2010 •
Tempo, vita, morte, natura umana, Dio, tempo, memoria, conoscenza, tempo, ancora Dio, essere, oblio, pensiero, ancora il tempo e ancora Dio, sono i leitmotiv che caratterizzano il romanzo «Como deixei de ser Deus» (Come ho smesso di essere Dio) pubblicato da Topbooks nel 2009.
Un amalgama onirico, lirico, ed erudito di frammenti di riflessioni, di stralci di citazioni e di aforismi (spesso incompleti), massime ed epigrammi apparentemente accozzati tra loro ma che invece rispondono al disegno ben preciso di costruire con originalità e ironia la fragile e complessa architettura del pensiero umano, di fronte ai propri interrogativi e alle sue infinite contraddizioni. Un gioco raffinato di stile quello dello scrittore mineiro Pedro Maciel, dove la poesia si intreccia alla prosa e alla speculazione filosofica e dove l’io narrante si sdoppia in una molteplicità di voci che, mentre alludono alla crisi di una visione totalizzante e univoca, fanno anche da coro al racconto della presa di coscienza dell’individuo della sua natura umana, finita e limitata.
Il narratore smette di essere Dio e si riconosce umano e mortale; mettendo in discussione i dogmi della civiltà cristiana e occidentale egli punzecchia la sensibilità del lettore senza tuttavia pretendere di fornirgli delle risposte. La complessa e frammentaria architettura verbale e concettuale di «Como deixei de ser Deus», lungi dal voler assumere quell’autorevolezza caratteristica del discorso teologico, filosofico o estetico, e modulata invece dal ritmo pacato di una graduale presa di coscienza, è tutta incentrata sull’intertestualità e la polisemia e rompe arbitrariamente con il compromesso formale del genere romanzesco confermando ancora una volta lo stile originalissimo di questo scrittore e giornalista di Belo Horizonte, autore già di «A hora dos naufragos», (Bertrand 2006). (In Italia Pedro Maciel ha partecipato alla raccolta «Il Brasile per le strade» con il testo Cimitero di uccelli, edita da Azimut nel 2009).
Um comentário:
Caro Zé Sette, antes tarde do que nunca desejo-lhe um feliz mes de aniversário e uma vida cheia de boas surpresas. Abraços do amigo Gabriel
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